Io, Montagna
un percorso esperienziale che nasce parallelamente e insieme alla creazione di il mio corpo è come un monte; uno studio sulla relazione tra corpo umano e paesaggio roccioso, tra epidermide raccontato a posteriori con un progetto fotografico.
Un laboratorio, un'esperienza diurna durante i festival, un'esperienza collaterale alla programmazione dei nostri spettacoli, ma anche un progetto che portiamo avanti nelle nostre esplorazioni montane
Un accompagnamento spaziale e sensoriale, una duplice scoperta: del paesaggio e dell’intima relazione che che il corpo ha con esso. Io montagna invita a riconoscersi nella roccia con la quale sta a contatto, ad accettare agenti esterni (sole, pioggia, rumori ecc) come passeggeri, ad entrare in una percezione altra, che trascenda il tempo come umanamente percepito e intrattenuto.
I corpi nudi si fondono a contatto con la roccia, trovano posto, un giusto incastro in un tentativo di fusione, appartenenza. Il corpo lentamente diventa parte del paesaggio e raggiunge - a volte anche in posizioni formalmente innaturali - un’inaspettata comodità, un totale abbandono fisico e sensoriale: in quel momento arriva lo scatto.
Corpi che attraversano paesaggi e paesaggi attraversati da corpi in un processo paritario di conoscenza ed incontro.
Gli scatti sono dei risultati di un percorso esperienziale condotto dal collettivo e rivolto sia a performer del collettivo stesso, sia a persone incontrate sui territori dove il collettivo è stato ospitato per i periodi intensivi di residenza artistica. Io montagna è un accompagnamento spaziale e sensoriale, una duplice scoperta: del paesaggio e dell’intima relazione che vi si può istautrare grazie al corpo. Io montagna invita a riconoscersi nella roccia con la quale sta a contatto, ad accettare agenti esterni (sole, pioggia, rumori ecc) come passeggeri, ad entrare in una percezione altra, che trascenda il tempo come umanamente percepito e intrattenuto.
I corpi nudi si fondono a contatto con la roccia, trovano posto, un giusto incastro in un tentativo di fusione, appartenenza. Il corpo lentamente diventa parte del paesaggio e raggiunge - a volte anche in posizioni formalmente innaturali - un’inaspettata comodità, un totale abbandono fisico e sensoriale: in quel momento arriva lo scatto.
L’attraversamento è duplice: corpi che attraversano paesaggi e paesaggi attraversati da corpi in un processo paritario di conoscenza ed incontro.