Un’esperienza immersiva e notturna accompagna il pubblico dalla veglia al sogno: una voce guida e una composizione sonora continua creano un paesaggio ipnotico in cui il corpo riposa mentre la mente attraversa visioni interiori. Dormire, forse sognare trasforma la notte in un rituale collettivo, sovvertendo le convenzioni della socialità e dilatando il tempo in un esperimento fragile e intenso. Condividere lo spazio del sonno diventa un atto intimo e politico: incontrarsi “dall’altra parte delle palpebre”, esplorare l’immaginario, oscillare tra controllo e abbandono, risvegliandosi all’alba insieme, in un’esperienza che unisce presenza, relazione e sogno.